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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana
Infection Control

Come i genitori scelgono di vaccinare i propri figli? L’illusione della razionalità nelle scelte

Infection Control · 17 maggio, 2022
Alice Chinelli

Università di Pisa

Lara Tavoschi

Università di Pisa

Virginia Casigliani

Università di Pisa


Le vaccinazioni rappresentano una delle misure di salute pubblica di maggior successo e più costo-efficaci. Tuttavia, fin dalla scoperta del primo vaccino contro il vaiolo alla fine dell’800 sono state riscontrate resistenze e scetticismo da parte della popolazione. La vaccinazione contro COVID-19 non ha fatto eccezione, portando di nuovo questo tema al centro del dibattito pubblico.

L’esitazione vaccinale è stata definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come il ritardo nell’accettare o il completo rifiuto della vaccinazione, nonostante la disponibilità dei servizi vaccinali. Questa disponibilità non è un elemento che si possa dare per scontato: molti paesi, infatti, hanno avuto e ancora hanno un accesso limitato a diversi tipi di vaccinazione, così come al vaccino anti-COVID-19. [1] 

L’esitazione vaccinale è un fenomeno complesso, che dipende dal contesto e può variare in base al tempo, al luogo e al tipo di vaccino. Secondo il modello elaborato dal gruppo di lavoro di SAGE, si possono definire tre categorie principali di determinanti vaccinali: contestuali, individuali e di gruppo e questioni specifiche relative ad un vaccino o più genericamente alla vaccinazione. [2] 

Questo fenomeno non interessa solo l’Italia o i Paesi ad alte risorse, ma è stato riportato in più del 90% dei paesi nel mondo. Nel nostro paese, il problema dell’esitazione vaccinale si è acuito tra il 2014 e il 2016 soprattutto per quanto riguarda le vaccinazioni pediatriche, con un calo delle coperture vaccinali sotto i livelli raccomandati dall’OMS, portando il Ministero della Salute a introdurre l’obbligo vaccinale per 10 vaccini nel 2017. [3]  Dopo questa legge, le coperture sono tornate a salire, invertendo il trend, ma non è ancora chiaro l’impatto che la pandemia abbia avuto e possa avere nei prossimi anni sull’esitazione vaccinale e quindi sulle coperture.

È naturale quindi chiedersi quali siano i fattori individuali che influiscono sulla scelta dei genitori di vaccinare o meno i loro figli. Solitamente, siamo portati a pensare che le nostre scelte, incluse quelle in ambito di salute, benché complesse, siano fondate sulla razionalità e che quindi possano dipendere principalmente dai dati e dalle informazioni che riceviamo. Tuttavia, numerosi studi sostengono la presenza di diversi sistemi di pensiero coinvolti nelle decisioni umane e anche nella scelta vaccinale: [4]   il primo è intuitivo, automatico, e richiede meno tempo e impegno mentale; il secondo è lento, deliberativo, ed è implicato nelle decisioni complesse. [5]  Il primo sistema produce strategie adattate all'ambiente, scorciatoie mentali, chiamate euristiche, e può essere influenzato da fattori interni e contestuali, come emozioni, abitudini e influenze sociali. Le euristiche sono spesso utili per prendere decisioni veloci basate su informazioni limitate, ma possono portare a errori sistematici, chiamati bias. I bias cognitivi e le euristiche spiegano come il processo decisionale umano non sia completamente razionale.

Uno studio condotto dall’Università di Pisa insieme alla Scuola IMT Alti Studi di Lucca ha indagato proprio come bias cognitivi ed euristiche intervengono nella scelta di un campione di genitori italiani di vaccinare i propri figli. In una prima fase, è stata fatta un’analisi della letteratura per individuare i bias cognitivi e le euristiche che in precedenti studi erano state associati all’esitazione vaccinale. Una volta compiuta questa analisi, sono state adattate o formulate ad hoc delle domande relative alle vaccinazioni pediatriche.

Fra i bias e le euristiche che sono stati inclusi, ci sono

  1. l'omission bias, ossia la tendenza a preferire di non compiere un’azione potenzialmente dannosa piuttosto che compierne una potenzialmente meno dannosa
  2. l'ambiguity aversion,la tendenza a preferire un rischio noto a un rischio sconosciuto
  3. il bias di disponibilità, la tendenza a giudicare il verificarsi di effetti collaterali come probabile o frequente se è facile da immaginare o ricordare
  4. il bias di ottimismo, la tendenza ad essere più ottimisti su un particolare rischio per la salute, credendo che sia maggiore per altre persone che per se stessi
  5. il bias di naturalità, la tendenza a preferire prodotti o sostanze naturali anche quando sono identici o peggiori delle alternative sintetiche.

Oltre a indagare questi elementi, il questionario, diffuso fra novembre 2020 e aprile 2021 sulle principali piattaforme social e attraverso associazioni che si occupano di vaccinazioni e che coinvolgono genitori, includeva domande su informazioni sociodemografiche (età, sesso, livello di istruzione e tipo di occupazione), e indagava se il genitore presentasse una mentalità cospirazionista, la propensione al rischio e il livello di esitazione vaccinale.

Hanno partecipato all’indagine 938 genitori, principalmente donne (81%) con un’età media di 41 anni. Il livello di esitazione vaccinale osservato nel campione era basso, in linea con uno studio condotto nel 2016 in cui i genitori esitanti rappresentavano circa il 15% dei partecipanti e quelli che rifiutavano del tutto la vaccinazione intorno all’1%. [6]  Il livello di istruzione era più alto rispetto a quello della popolazione generale: circa il 69% aveva una laurea o un titolo di studio superiore.

È stato quindi analizzato come gli elementi indagati nel questionario influenzassero il livello di esitazione vaccinale: un livello di istruzione e un reddito più bassi si associavano con un più basso livello di esitazione. È ancora dibattuto come l’istruzione possa influenzare la scelta di vaccinare i figli: in altri studi è stato infatti rilevato il fenomeno opposto. [7] [8]

Analizzando invece le risposte alle domande relative al processo decisionale su bias cognitivi ed euristiche, sono emersi quattro fattori che correlano con il livello di esitazione: 

  • il primo, che è stato chiamato “scetticismo”, è caratterizzato dalla paura degli effetti avversi del farmaco e da una sovrastima delle informazioni contro i vaccini e i loro effetti collaterali
  • il secondo fattore, "negazionismo", si caratterizza da un disinteresse per i rischi legati alla mancata vaccinazione e per le evidenze sulla sicurezza e l'efficacia dei vaccini, e dalla sovrastima del rischio degli effetti collaterali dei vaccini
  • il terzo fattore, "ottimismo", è stato associato alla mancata presa in considerazione del rischio di infezione e delle conseguenze delle potenziali infezioni derivanti dalla non vaccinazione
  • il quarto fattore, che è stato chiamato “naturalità”, era caratterizzato da una preferenza per i vaccini con componenti naturali e dalla sopravvalutazione delle informazioni contro i vaccini ottenute dai pari

Dai risultati dello studio, è emerso che l’esitazione vaccinale non era influenzata solo da questi quattro fattori, ma anche dalla mentalità cospirazionista e dalla propensione al rischio, dove un loro maggior livello correlava con un più alto livello di esitazione.

Questo studio ha cercato di riassumere in unico strumento i possibili bias cognitivi ed euristiche coinvolti nella scelta vaccinale e conferma la necessità di ampliare il modello di studio dell’esitazione vaccinale, riconoscendo il ruolo di questi fattori. I risultati di questa indagine possono inoltre aprire la strada alla creazione di nuovi strumenti per valutare i processi decisionali dei genitori: se le nostre scelte non si basano solo sulla razionalità, non sarà sempre sufficiente una comunicazione basata solo su dati e informazioni che riportano le evidenze scientifiche, ma sarà necessario comprendere i bisogni comunicativi del genitore e costruire di conseguenza una comunicazione personalizzata centrata sulla persona. Questo tipo di strumento può essere quindi prezioso per supportare il personale medico, in particolare quello pediatrico che spesso rappresentano la fonte principale e ritenuta più autorevole dai genitori, nella progettazione di interventi di comunicazione sulle vaccinazioni. 


Riferimenti bibliografici:

  1. MacDonald, N. E. et al. Vaccine hesitancy: Definition, scope and determinants. Vaccine 33, 4161–4164 (2015).
  2. Larson HJ, Jarrett C, Eckersberger E, Smith D, Paterson P. Understanding vaccine hesitancy around vaccines and vaccination from a global perspective: A systematic review of published literature, 2007-2012. Vaccine 2014, 32: 2150-2159
  3. Paolo D’Ancona, F., D’amario, C., Maraglino, F., Rezza, G. & Iannazzo, S. The law on compulsory vaccination in italy: An update 2 years after the introduction. Eurosurveillance 24, (2019).
  4. Martinelli, M. & Veltri, G. A. Do cognitive styles affect vaccine hesitancy? A dual-process cognitive framework for vaccine hesitancy and the role of risk perceptions. Social Science and Medicine 289, (2021).
  5. Kahneman, D. Thinking, fast and slow / Daniel Kahneman. Thinking, fast and slow (2012).
  6. Giambi C, Fabiani M, D'Ancona F, Ferrara L, Fiacchini D, Gallo T, Martinelli D, Pascucci MG, Prato R, Filia A, Bella A, Del Manso M, Rizzo C, Rota MC. Parental vaccine hesitancy in Italy - Results from a national survey. Vaccine. 2018 Feb 1;36(6):779-787. doi: 10.1016/j.vaccine.2017.12.074. Epub 2018 Jan 8. PMID: 29325822.
  7. Regione Veneto. Indagine sui determinanti del rifiuto dell’offerta vaccinale in Regione Veneto. 2011.
  8. Frasca G, Pascucci MG, Caranci N, Finarelli AC. Studio di valutazione d’impatto delle disuguaglianze sull’adesione alle vaccinazioni. 2015.

 Vai alla nostra segnalazione: 16-20 maggio 20202, settimana europea di salute pubblica: aumentare la consapevolezza, promuovere la collaborazione

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