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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana
Antibiotico Resistenza

Uso degli antibiotici, dati e percezione dei cittadini: il sondaggio Eurobarometer della CE e il Rapporto OSMED di AIFA

Il consumo, la spesa e la conoscenza del problema

Antibiotico Resistenza · 27 luglio, 2016
Giovanna Paggi

Comitato di redazione IOZ


Negli ultimi mesi sono stati pubblicati 2 importanti documenti che evidenziano il sempre più allarmante problema dell'uso degli antibiotici e delle resistenze batteriche.

I documenti, uno a carattere nazionale e l'altro europeo, affrontano il problema da 2 punti di vista: il consumo e la relativa spesa e la percezione/conoscenza da parte dei cittadini del problema.

L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato nel giugno scorso l'annuale rapporto sull'uso dei farmaci in Italia, in cui sono riportati i dati di consumo e di spesa del 2015 di tutti i farmaci, tra questi i dati sugli antimicrobici. Questa categoria di farmaci ha rappresentato nel 2015 la prima categoria in termini di spesa (nel 2014 era in 5a posizione) e l'11a in termini di consumo, registrando una spesa complessiva pari a 4.402 milioni di euro e un consumo di 37,8 DDD (daily defined dose) ogni 1.000 abitanti/die. L'alto valore di spesa e la rapida salita nella graduatoria, rispetto all'anno precedente, è principalmente imputabile al fatto che in questa classe di farmaci sono compresi gli antivirali e i vaccini, in particolar modo quelli per il trattamento dell'infezione da HCV e i vaccini meningococcici che hanno rappresentato una rilevante voce di costo e di consumo. La ripartizione di spesa vede la percentuale maggiore (74,8%) attribuita alle strutture sanitarie pubbliche (3.292 milioni di euro), il 19,6% al regime convenzionale (862 milioni di euro) e la restante parte (5,7%) alla spesa privata sostenuta direttamente dal cittadino. Il consumo dei soli antibiotici è di 22,8 DDD/1.000 abitanti/die con una lieve diminuzione rispetto al 2014 (23,4 DDD). Il consumo pesato di antibiotici in Toscana è di 21,9 DDD/1.000 abitanti/die ed è rimasto invariato rispetto al 2014. La spesa complessiva nazionale per l'assistenza convenzionata, ovvero l'utilizzo territoriale, presenta una diminuzione rispetto allo scorso anno (-2,9%) con una relativa riduzione della spesa del 3,2%. A fronte di questo dato positivo si evidenzia che l'impiego inappropriato degli antibiotici supera ancora il 30% in tutte le condizioni cliniche oggetto dello studio, anche se in costante calo. Rispetto agli anni precedenti la spesa, da parte delle strutture sanitarie pubbliche, mostra invece una crescita significativa, dovuta principalmente all'ingresso sul mercato di alcuni farmaci innovativi, in particolar modo quelli per la cura delle infezioni da HCV.
La spesa pro capite totale per farmaci antimicrobici per uso sistemico è di 72,4 €, in notevole crescita rispetto all'anno precedente. Confrontando i consumi italiani con quelli degli altri Paesi europei, il nostro Paese si colloca al sesto posto, con la più alta incidenza della spesa pubblica e privata per farmaci antimicrobici (6,5%), dopo Austria (15,0%), Germania (13,4%), Francia (11,8%), Belgio (10,8%) e Grecia (6,8%). Il consumo maggiore è nei primi 4 anni di vita e dopo i 64 anni.
Per quanto riguarda i consumi totali rispetto alle classi ATC, al primo posto troviamo le associazioni di penicilline (con 9,6 DDD/1.000 ab./die) seguite da macrolidi e lincosamidi (4,1 DDD/1.000 ab./die) e chinoloni (3,5 DDD/1.000 ab./die). Tutte queste categorie mostrano una riduzione dei consumi rispetto all'anno precedente. I maggiori incrementi invece sono stati registrati per i monobattami (+29,8%) e gli antibiotici contro germi resistenti di solo utilizzo ospedaliero (+4,0%).
Il consumo di antibiotici ad uso sistemico a livello territoriale è stato di 22,1 DDD,
dove le penicilline associate agli inibitori delle beta-lattamasi continuano a collocarsi al primo posto, con un consumo di 8,8 DDD ogni 1.000 abitanti/die.
Questo rappresenta l'ambito su cui sicuramente occorre focalizzare l'attenzione, sia per il controllo della spesa sanitaria, che per la riduzione dei rischi connessi alla salute pubblica, poiché l'80-90% dell'utilizzo degli antibiotici avviene attraverso la prescrizione da parte dei MMG. La Medicina generale rappresenta infatti un punto fondamentale per il monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci e per il miglioramento dell'appropriatezza prescrittiva. Il Rapporto rileva inoltre le condizioni cliniche per le quali si osserva un impiego di antibiotici più frequentemente inappropriato. Nella popolazione adulta le infezioni acute delle vie respiratorie (IAR) e le infezioni acute non complicate delle basse vie urinarie (IVU) rivestono un ruolo importante. La metà della popolazione è colpita annualmente da almeno un episodio di IAR; di conseguenza queste patologie rappresentano circa il 75% degli interventi medici nella stagione invernale. Inoltre, esse sono una delle principali cause di morbilità e di mortalità nel mondo. Polmoniti e bronchiti rappresentano, infatti, rispettivamente, il 20% ed il 13% delle cause di morte dei soggetti sopra i 55 anni a "rischio elevato". E' stato stimato che oltre l'80% delle IAR sono di origine virale, pertanto, gli antibiotici non sono indicati per il loro trattamento, inoltre si può considerare inappropriato l'uso di qualunque antibiotico a seguito di una diagnosi di influenza, raffreddore comune, o laringotracheite acuta, l'impiego di fluorochinoloni e cefalosporine in presenza di una diagnosi di faringite e tonsillite acuta. Anche l'impiego di macrolidi, seppure indicati nel trattamento di faringiti di natura batterica, è potenzialmente inappropriato come prima linea di trattamento della faringite e tonsillite acuta a causa dell'elevato rischio di sviluppare resistenze. Le infezioni delle vie urinarie (IVU) costituiscono l'infezione batterica più frequente nella popolazione femminile: circa il 60% delle donne ne soffre almeno una volta durante la propria vita; le infezioni urinarie possono essere di diversa eziologia e in base a questa devono ricevere trattamenti con durata diversa. Nella cistite semplice è da considerarsi inappropriato l'uso in prima linea di qualsiasi antibiotico appartenente alla classe di fluorochinoloni; tali farmaci andrebbero impiegati solo quando il trattamento di prima linea dovesse risultare inefficace, o dovessero sussistere condizioni che non ne consentano l'impiego.

Precedentemente ai dati forniti da AIFA sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio "speciale", commissionato a Eurobarometer dalla Commissione europea nell'ambito degli sforzi condotti dalle Istituzioni europee per contrastare il fenomeno della resistenza agli antimicrobici (AMR). Il report contiene alcune note positive, come la diminuzione di circa il 6% nel consumo di antibiotici a livello europeo, ma allo stesso tempo mette in luce la scarsa consapevolezza relativa agli effetti derivanti dall'uso degli antimicrobici (antibiotici in particolare), soprattutto se inappropriato. Per quanto riguarda l'Italia, il 43% degli intervistati ha dichiarato di aver assunto un antibiotico nel corso degli ultimi 12 mesi e nel 94% dei casi l'antibiotico è stato ottenuto "attraverso un medico". Ancora scarsa, anche nel nostro Paese, la comprensione dei meccanismi d'azione, con il 60% degli intervistati convinti che "gli antibiotici uccidano i virus", mentre il 38% crede che gli antibiotici siano "efficaci contro raffreddori e influenza". Il 21% del campione è convinto che si possa interrompere il trattamento con antibiotici "quando ci si sente meglio". I dati di Eurobarometer associati ai dati provenienti dal Rapporto OSMED confermano l'esistenza di un problema di tipo culturale nell'approccio a questa classe di farmaci, che necessita di interventi mirati e sinergici, con il coinvolgimento di tutti. Nel caso degli antibiotici si è arrivati senza dubbio a un uso eccessivo, spesso non corrispondente alle reali necessità terapeutiche che rende necessario l'adozione di concreti programmi di sensibilizzazione della popolazione per un uso più consapevole, un serio impegno da parte dei medici per un uso più attento di questi farmaci e un costante monitoraggio da parte delle istituzioni.

Bibliografia

  1. AIFA. L'uso dei farmaci in Italia Rapporto Nazionale 2015.
  2. AIFA. Resistenza agli antimicrobici: i dati di Eurobarometer e Commissione UE confermano scarsa consapevolezza del fenomeno. 30 Giugno 2016.